Ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli


Estremi cronologici: 1871 - 1999

Consistenza: fascc. e regg. 2436, fascc. 55519

Storia archivistica
Le carte dell'archivio del Bianchi erano relegate, fino al lavoro di riordinamento, in condizioni estremamente precarie in alcuni scantinati della struttura ospedaliera. Dopo un lavoro di recupero e di bonifica, si è proceduto all'ordinamento e all'inventariazione informatizzata della documentazione amministrativa, costituita da 2436 unità tra registri e fascicoli, prodotta tra il 1871 e il 1999. Dai documenti possiamo con estrema puntualità ricavare i tempi e le modalità con le quali l'archivio delle strutture manicomiali dell'Arco e del Sales fu via via organizzato, mentre non possediamo documentazione per una dettagliata ricostruzione delle vicende legate all'archivio dell'ente dopo il trasferimento a Capodichino agli inizi del XX secolo.
Norme specifiche dedicate alla gestione dell'archivio erano state previste dal regolamento del manicomio approvato nel 1889. L'art. 51, affermava che l'impiegato destinato all'archivio avrà cura di tenere in perfetta regola, sotto sua responsabilità, gli incartamenti che gli si daranno a conservare, tenendoli in fascicoli separati, sia riguardanti le persone, che riflettenti affari comuni inerenti al manicomio. La norma fissava sul piano generale il principio di una sistemazione dell'archivio corrente ordinato e razionale. La disposizione assume una connotazione rinforzata con l'art. 53, ove si affermava che l'archivista «terrà sempre al corrente un registro inventario di tutte le pratiche, moduli, libri, contratti e documenti di ogni specie, che si conservano in archivio». E' importante sottolineare che il successivo art. 54 sanciva per gli impiegati destinati all'archivio, e quindi anche per quelli che non avessero una preparazione specifica, l'adempimento di «tutti gli obblighi propri dell'archivario». Tali disposizioni regolamentari, tuttavia, furono disattese per diverso tempo, poiché solo nel 1897, si provvide alla destinazione di un archivista. In quello stesso anno, peraltro, Luigi Vecchioni, componente della Commissione amministrativa del manicomio, dopo aver verificato lo stato dell'archivio, scriveva che «le carte non furono mai tenute in regolari incartamenti con la debita divisione per materie, per anno, ma conservavansi in frammenti separati, senza divisione alcuna e con poca conclusione». Ciò era dovuto all'assenza di un archivista, di locali e di scaffalature idonee alla conservazione. Solo gli atti di particolare interesse amministrativo, oggetto di un precedente parziale intervento del 1890, risultavano correttamente gestiti, ossia il protocollo, le cartelle cliniche, la contabilità e le «più importanti d'indole amministrativa e contrattuali». L'esigenza, dunque, di un archivio ordinato si sentì solo a partire dal 1897, quando si pensò di organizzarlo nella sezione di S. Francesco di Sales. A tal fine venne deliberata la somma di £. 437.15, per l'acquisto e la costruzione di strutture lignee, atte alla sistemazione delle carte. Non sappiamo, tuttavia, quanta documentazione fosse andata nel frattempo perduta. Nel 1903 venivano segnalati ulteriori danni arrecati alle carte dai topi .
Il 16 gennaio 1899, l'archivista Locascio scrisse che, per procedere al riordinamento, dell'archivio si dovevano «sceverare ed annotare in apposito elenco tutti gli incartamenti relativi alle pratiche esaurite da oltre un decennio per spedirli all'archivio centrale di S. Maria la Nova», sede dell'Archivio della Provincia, e successivamente procedere allo studio e classificazione di tutti gli altri incartamenti, prevedendo l'ausilio di due funzionari, Billi e Padula.
Un titolario di classificazione per l'organizzazione delle pratiche, peraltro, era stato proposto nel 1897 dallo stesso Vecchioni unitamente a Bianchi. Era organizzato in cinque sezioni articolate in rubriche, ciascuna delle quali strutturata in categorie. Il 4 settembre 1899 venne presentato un «elenco delle contabilità, situazioni giornaliere e mandati di pagamento che si rimettono all'archivio provinciale in S. Maria la Nova», dal quale si ricava che furono versati 3282 fascicoli di «mandati» dal 1873 al 1886; un numero imprecisato di «mandati bollati», pervenuti dalla Deputazione provinciale dal 1873 al 1879, di «quietanze» dal 1881 al 1886, di fascicoli relativi a «contabilità 1887-1888», di fascicoli relativi a «stipendi e salari» del 1883-1884, 1889 e 1891, di «quietanze di mandati» per l'anno 1885, di fascicoli relativi alla «gestione Anguissola», di fascicoli relativi alle «situazioni giornaliere» dal 1876 al 1889 e dal 1891-1892, di fascicoli relativi a «situazioni generali» dal 1881 al 1898, di «diete» dal 1890 al 1896, di «carpette vittitazione» dal 1893 al 1898, di «registri di carpette» dal 1872 al 1890, di «situazioni» dal 1893 al 1895, di «registri caffè ai folli» dal 1877 al 1897, di «richiesta di generi» dal 1890 al 1893, di «richiesta di spese straordinarie» dal 1890 al 1897, di «denunzie di richiesta di oggetti da scrittoio» dal 1889 al 1897, di fascicoli relativi a «servizi generali e spese occorse per il 1890-1891», di fascicoli relativi a «stipendi delle suore» per il 1889-90, di fascicoli relativi a «quadri riassuntivi per i generi consumati per la vittitazione», di fascicoli relativi a «contabilità del gas, medicinali, suore, maggiori assegni ai custodi e ai barbieri» per il 1891, di fascicoli relativi «a contabilità versamenti in madrefedi» dal 1873 al 1884.
Nel corso del primo semestre del 1903 «i verbali di consegna, le verifiche di cassa, la contabilità e le forniture» relative agli anni 1883-1902, attinenti alla gestione degli economi Locascio, Morino, Praus, Prisco, Correale, della Rocca e Carravetta furono inviati alla Deputazione provinciale . Ancora, il 16 luglio 1909, il segretario generale della Provincia, su proposta dall'archivista del manicomio, autorizzava il versamento nell'archivio provinciale dei «fascicoli dei folli deceduti da oltre un decennio». L'operazione incontrò la ferma opposizione del Bianchi, il quale sulla stessa pratica di autorizzazione scrisse: «Vieto alla segreteria di mandar via le storie cliniche con i fascicoli perché dovranno costituire un materiale specifico da archivio ad uso dei medici» . Alla ferma ed avveduta opposizione del Bianchi può farsi risalire la causa determinante della conservazione illimitata delle cartelle cliniche dei pazienti che, ancor oggi, costituiscono una fonte preziosa per la ricostruzione storica della nosografia psichiatrica.
Ogni tentativo di verificare nell'archivio della Provincia di Napoli l'esistenza della documentazione precedentemente elencata è stato vano, a causa dell'impraticabilità igienico-sanitaria dei locali.
Sappiamo, comunque, che nell'ottobre 1909, quando fu inaugurata la nuova sede, la consistenza dell'archivio era di circa ottomila fascicoli di natura amministrativa, distribuiti in categorie organizzate «per numero progressivo, per la facile e sollecita ricerca, come vien fatto in tutti gli archivi ben ordinati», e le cartelle cliniche dei ricoverati.
La proposta di classificazione del Vecchioni, come su indicato, non venne seguita né sappiamo se vi furono ancora versamenti all'archivio provinciale. In una lettera del 31 luglio 1943, il direttore Sciuti segnalava al segretario dell'amministrazione provinciale la presenza dell'archivio nei locali immediatamente sottostanti il tetto della struttura ospedaliera, e quindi il pericolo grave per l'ospedale, poiché in caso di incursione aerea le fiamme provocate dagli «spezzoni incendiari» avrebbero trovato in esso un sicuro alimento «per la grande quantità di carte ivi depositate». Inoltre, suggeriva Sciuti, sarebbe stato necessario svecchiare l'archivio, poiché molti documenti non erano più utili «dato il grande tempo trascorso». Pertanto essi avrebbero potuto essere inviati alla Croce Rossa con utile vantaggio sia per la nobile associazione sia per l'ospedale per fare spazio nell'archivio e «diminuirne il peso».
Non sappiamo se a questa proposta venne dato seguito e se ad essa sia da attribuire parte della responsabilità delle attuali lacune. Anche in caso affermativo, la proposta di scarto, fortunatamente non riguardò le cartelle cliniche. Difatti, il 12 settembre 1968, alla circolare ministeriale trasmessa dall'ufficio del Medico provinciale di Napoli, con la quale veniva prolungato da dieci a venticinque anni il periodo di conservazione delle cartelle cliniche, il direttore Eustachio Zara rispondeva orgogliosamente con queste parole: «si assicura codesto spett.le Ufficio che tutte le cartelle cliniche ed i fascicoli riflettenti i ricoverati in quest'Ospedale sono conservati nell'Archivio dell'Ospedale dall'epoca del suo funzionamento».

Descrizione
L'archivio è stato riordinato e inventariato a cura di Raffaele Di Costanzo e Candida Carrino; la pubblicazione dell'inventario è stata inserita nel volume Folia/Follia: Il patrimonio culturale dell'ex ospedale psichiatrico "Leonardo bianchi" di Napoli a cura di G. Villone e M. Sessa, Salerno, Editrice Gaia, 2010. La descrizione del complesso archivistico riportata in questa scheda è in gran parte corrispondente all'inventario.
In risposta ad esigenze descrittive, la serie "Carteggi", connotata nell'inventario dal numero XXVI, è stata considerata come sezione, con la denominazione "Carteggio"; le serie delle "Cartelle cliniche" sono state, invece, estrapolate dalle serie dei "Carteggi" e aggregate in una sezione a parte.
L'inventario è stato organizzato in 25 serie, un carteggio classificato secondo il titolario in uso al manicomio Arco-Sales, un carteggio classificato secondo il titolario in uso al manicomio di Capodichino e un carteggio non classificato.
La difficoltà dell'intervento è stata determinata dall'uso di titolari diversi. Alcune volte indicazioni archivistiche preziose sono state ricavate persino da cartelline originarie, ritrovate vuote.
Attualmente la documentazione è distribuita in 26 categorie. Gli oltre 55000 fascicoli personali dei pazienti, ospitati dal manicomio nel corso della sua storia, sono oggetto di un lavoro di schedatura analitica.
A parte, rispetto ai due precedenti carteggi, è stato collocato un nucleo interessante di fogli sciolti, prodotto tra l'aprile e il dicembre 1871, momento della nascita del manicomio provinciale, riordinato soltanto cronologicamente, in quanto non presentava nessuna congruità con le carte governate dal titolario in uso al Sales e, quindi, senza dubbio, non sottoposto alle operazioni di riordino avviate nel 1897.
Uguale discorso vale per i nuclei relativi alla «Corrispondenza dei Direttori» e alla «Corrispondenza dell'assessore Cirillo», che non rivelano alcuna affinità classificatoria con il carteggio governato dal titolario in uso dal 1909 a Capodichino.

Si segnala l'esistenza di un archivio della dismissione dell'Ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi comprendente 39 unità archivistiche (numerazione 1-38 e presenza di un bis), con estremi cronologici 1995-2004 e documenti dal 1973; il fondo è stato riordinato ed inventariato da Lucia Pollio.

Numerazione
Per le serie archivistiche e le loro articolazioni interne vengono dati il titolo, gli estremi cronologici, la consistenza generale e una descrizione che dà conto delle tipologie documentarie e delle norme legislative e regolamentari di riferimento (esse purtroppo si fermano al 1920, in quanto non si è rinvenuto il testo del Regolamento approvato dalla Provincia di Napoli nel 1955, ad oggi non disponibile nemmeno presso il Centro di Documentazione della Provincia). La numerazione delle unità archivistiche non tiene conto della loro tipologia ed è riferita indifferentemente a buste, registri o fascicoli. La documentazione è stata organizzata secondo il criterio cronologico all'interno delle singole serie. Per ciascuna unità archivistica vengono indicati la collocazione, il numero, l'eventuale segnatura originaria, l'intitolazione, gli estremi cronologici, il contenuto, lo stato di conservazione se critico. Per l'informatizzazione dell'inventario è stato utilizzato l'applicativo Arianna 2.0.



ultimo aggiornamento
24 ottobre 2016