Ospedale psichiatrico provinciale San Benedetto di Pesaro


Sede: Pesaro (Pesaro e Urbino)
Date di esistenza: 1828 - 1981
Condizione giuridica: pubblico

Altre denominazioni
Ospedale provinciale de' mentecatti in Pesaro dal 1828
Ospizio di San Benedetto di Pesaro
Manicomio provinciale di San Benedetto di Pesaro
Ospedale psichiatrico provinciale San Benedetto di Pesaro dal 1929

Fondatore del manicomio fu mons. Benedetto Capelletti (o Cappelletti), delegato apostolico per la provincia di Pesaro e Urbino dal 1823 al 1829, che decise di creare uno stabilimento destinato ai malati di mente in un'area posta in città, alla fine dell'attuale corso XI Settembre. Nuovi fondi per il progetto furono concessi da papa Leone XII e nel 1828 lo si poté portare a termine. Nello stesso anno furono redatti i "Regolamenti e Statuti pel nuovo Ospedale provinciale de' Mentecatti in Pesaro". Già tra il 1834 e il 1838 furono compiuti lavori di ristrutturazione e di ampliamento e nel 1850 il "Parchetto", giardino che il cardinale Albani aveva lasciato in eredità, fu annesso all'ospedale, dopo lungo contenzioso con i familiari.
Fino al 1834 la direzione del manicomio fu affidata ad un contabile e la cura dei malati ad un gruppo di medici condotti della città; in seguito, con l'elezione di un medico a direttore amministrativo, venne creata una équipe di sanitari che si occupò della struttura in modo esclusivo.
Nel 1871 venne indetto un concorso al quale parteciparono 22 medici, tra cui Cesare Lombroso, che dal 1872 assunse la guida dell'ospedale, apportando miglioramenti delle condizioni igienico-sanitarie, allestendo sale di studio e un gabinetto anatomo-patologico. Oltre ad una scuola maschile, funzionante dal 1871, istituì nel 1872 una scuola femminile, alle quali erano ammessi degenti ed infermieri.
I primi anni del Novecento videro piccole e medie migliorie, ma, nel 1928, la Commissione di vigilanza sui manicomi denunciò la gravissima deficienza igienico-sanitaria della struttura. Con l'avvento del fascismo, furono operati drastici tagli, tutti a danno dei degenti. Dal 1929 fu denominato "Ospedale psichiatrico provinciale di San Benedetto". Nel 1931 i degenti superarono le 500 unità, per cui si rese necessario il prolungamento del padiglione "S. Elena".
Negli anni della seconda guerra mondiale si registrò un aumento delle spese per il ricovero degli alienati. I degenti furono trasferiti nei vicini luoghi di cura e il manicomio fu adibito dagli Alleati ad ospedale militare. Neppure a guerra finita, a causa dei danni subiti dal fabbricato e della mancanza di materiale mobile, si poté far rientrare i degenti: la normale attività riprese soltanto nel 1947.
Nel 1962 a Pesaro fu aperto un Centro di igiene mentale che assisteva i dimessi e nel 1964 si adottò un sistema organizzativo per "settore", consistente nella divisione della provincia in sei aree di assistenza, in modo che l'equipe medico-sociale potesse seguire i pazienti sia durante il ricovero sia dopo la dimissione. L'esperienza settoriale di Pesaro fu, con Varese, la prima in Italia.
Dopo l'emanazione della legge 180/1978, l'Ospedale ha seguito le vicende amministrative degli altri manicomi marchigiani e nel 1981 è stato trasformato nel Centro residenziale di assistenza socio-sanitaria - CRASS di Pesaro, dal 1985 denominato Centro riabilitativo assistenziale e sanitario - CRAS di Pesaro.



ultimo aggiornamento
4 gennaio 2019