Ospedale psichiatrico di Volterra


Sede: Volterra (Pisa)
Date di esistenza: 1888 - 1996
Condizione giuridica: pubblico

Altre denominazioni
Frenocomio di San Girolamo di Volterra 1902 - 1933
Asilo dementi 1897 - 1902
Ricovero di mendicità di Volterra. Sezione dementi 1888 - 1897

L’Ospedale Psichiatrico di Volterra ebbe origine dalla costituzione nell’ottobre 1888 di una Sezione dementi all’interno del Ricovero di mendicità, amministrato dalla Congregazione di carità e con sede nell'ex convento di S. Girolamo. Nel 1897 la Sezione dementi divenne così numerosa che la Congregazione di carità decise di riservarle gran parte dei locali dell’ex convento e di trasferire il Ricovero di mendicità nell’ex convento di S. Chiara. Data l’importanza assunta dalla Sezione dementi, la Congregazione di carità decise di separarne l’amministrazione da quella del Ricovero di mendicità e così nel novembre 1897 la Sezione dementi divenne un’istituzione autonoma denominata ‘Asilo dementi’, sempre amministrata dalla Congregazione di Carità, ma con bilancio proprio. Il nuovo istituto progredì incessantemente sia da un punto di vista igienico-sanitario che tecnico, perdendo gradualmente il carattere di cronicario per malati incurabili innocui, espulsi per esigenze di sfollamento dai manicomi limitrofi (S. Niccolò di Siena e Fregionaia di Lucca), e trasformandosi pian piano in un moderno manicomio per la cura della malattia mentale. Il 1899 segnò una svolta importante nel processo di medicalizzazione: fu, infatti, istituita una direzione sanitaria e fu approvato il relativo capitolato d’oneri. Con R.D. del 5 giugno 1902, su istanza del presidente della Congregazione di carità, Michelangelo Inghirami, sostenitore dei progetti di ammodernamento dell’istituto e di medicalizzazione della follia, l’Asilo dementi fu eretto in ente morale e riconosciuto come manicomio di Volterra sotto il titolo di Frenocomio di S. Girolamo. L’amministrazione del Frenocomio spettava alla Congregazione di carità. Il primo direttore del Frenocomio fu il padovano Luigi Scabia, già medico aggiunto al manicomio di S. Clemente in Venezia e successivamente medico assistente nel manicomio provinciale di Quarto dei Mille presso Genova. Sotto la sua direzione il Frenocomio di S. Girolamo, poi dal 1933 denominato Ospedale Psichiatrico, divenne una città dentro la città, un manicomio-villaggio a padiglioni isolati, aperto, autosufficiente, autonomo, dotato di tutti i sevizi (macello, forno, pastificio, mulino, frantoio, calzoleria, falegnameria, officina fabbri, officina elettrica, fornace, fabbrica del ghiaccio, segheria, lavanderia, guardaroba, sartoria, tessenda, autorimessa, cucina), fondato sulla terapia del lavoro, sull’"open door", sull’affidamento familiare, sull’uso molto circoscritto dei mezzi di contenzione e sull’esercizio di attività ludiche e artistiche, quali la musica e la danza. Nel 1934, alla morte di Scabia la direzione sanitaria fu assegnata a Giovanni De Nigris, libero docente presso l’Università di Bologna, nonché fondatore della rivista Neopsichiatria, il quale sperimentò le nuove terapie in uso sul territorio nazionale, tra cui la malarioterapia, l’insulinoterapia, l’elettroshock, la lobotomia e l’opoterapia, cioè una forma di ormonoterapia che veniva praticata su pazienti psicopatici e criminali per contenerne le eccitazioni. Durante la direzione di De Nigris il manicomio, che con R.D. del 24 febbraio 1939 passò sotto l’amministrazione degli Istituti ospedalieri e di ricovero della città di Volterra, raggiunse il massimo di presenze con 4.547 ricoverati ospitati in oltre quaranta padiglioni di degenza, officine e servizi. Nel 1940 Umberto Sarteschi successe a Luigi De Nigris nella direzione sanitaria. Durante il secondo conflitto mondiale il manicomio attraversò una grave crisi dovuta al crollo delle presenze. I continui ritiri effettuati dalle province, che non avevano sufficienti fondi per pagare le rette, fecero sì che il numero degli internati scendesse, tra il 1940 e il 1945, di circa 2000 unità. Nel 1955 la direzione sanitaria fu affidata a Gino Simonini. Sotto la sua direzione il reparto neurologico divenne uno dei più all’avanguardia all’interno del complesso ospedaliero; continuarono ad essere praticate l’ergoterapia e le terapie da shock, ma si introdussero anche le nuove terapie farmaceutiche basate sugli psicofarmaci; inoltre nel 1963 l’Ospedale Psichiatrico fu staccato dagli Istituti ospedalieri e la sua amministrazione passò ad un consorzio, denominato Consorzio interprovinciale dell’Ospedale Psichiatrico, formato dagli Istituti ospedalieri e dalle province di Pisa e Livorno. Durante la direzione sanitaria di Ferdinando Pariante (1971-1974) furono eseguite numerose demolizioni e avviati lavori di consolidamento dei padiglioni esistenti, che presentavano non poche criticità. Ultimo direttore sanitario fu Carmelo Pellicanò (1975-1980), convinto sostenitore della chiusura del complesso manicomiale e della sua trasformazione in comunità terapeutica.
Nonostante l’emanazione della legge 180/1978, la definitiva chiusura dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra avvenne il 31 dicembre 1996, come stabilito dalla legge 724/1994 che dispose che le Regioni provvedessero alla chiusura dei “residui ospedali psichiatrici” entro quella data. A Volterra la legge Basaglia fu perseguita con un percorso anticipatorio e partecipato con le sette USL di Pisa e Livorno, che componevano il vecchio Consorzio interprovinciale. Del resto, già sotto la direzione di Pellicanò, l’Ospedale sperimentò l’attivazione dei Comitati di gestione e della cosiddetta zonizzazione. Ci furono molti incontri e molti confronti, documentati in atti e convegni, poi pubblicati nella Rivista Neopsichiatria. La transizione verso il nuovo modello a gestione delle neonate USL fu affidata all'amministratore straordinario pro tempore Giacinto Barneschi fino a quando non arrivò la forma organizzativa AUSL. Fin ad allora l’Ospedale Psichiatrico fu organizzato in Comitati di gestione, che videro coinvolte direttamente le zone di provenienza dei ricoverati.



ultimo aggiornamento
31 agosto 2021