Ospedale civile provinciale Santi Giovanni e Paolo di Venezia


Sede: Venezia
Date di esistenza: 1825 -
Condizione giuridica: pubblico

Altre denominazioni
Ospedale civile generale di Venezia
Ospedale civile provinciale di Venezia
Manicomio de' Santi Giovanni e Paolo in Venezia
Instituto centrale provvisorio delle dementi in Venezia

L'Ospedale civile dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia comincia ad accogliere le malate di mente a partire dal 1825, quando secondo disposizioni governative viene istituita una specifica divisione per le alienate, posta sotto la direzione del medico primario dottor Duca, nella quale vengono concentrate le dementi di tutte le province venete che fino ad allora "stavano disperse per le provincie medesime, rinchiuse nei peggiori locali degli ospedali civili, e fin anche delle prigioni, senza cura veruna né fisica né morale, abbandonate a se stesse e alla balia degli ignoranti e forse anche spesso inumani custodi".
A partire dal 1834, causa il sovraffollamento generale del manicomio di San Servolo e al fine di evitare la promiscuità tra malati di ambo i sessi ricoverati in isola, si decide di separare gli uomini dalle donne e di trasferire le maniache in alcuni reparti (padiglioni) dell'Ospedale civile di Venezia. Ma già in precedenza, la struttura era stata destinata anche al ricovero dei piagati e dei "pazzi tranquilli", volendo mantenere a San Servolo quelli più "violenti" e "furiosi".
Gli spazi adibiti ai locali del manicomio erano angusti e carenti e le risorse economiche a disposizione scarsissime. Sotto la direzione del dottor Trois, coadiuvato dal primario Valentino Fassetta, la sezione delle alienate viene completamente riorganizzata con la creazione di una "sala d'osservazione" destinata allo studio delle pazienti che venivano ricoverate in attesa di essere assegnate ad un preciso reparto dopo che si fossa stabilita con precisione la diagnosi, di una "sala di sicurezza" per le inquiete, furiose e pericolose, di una "sala clinica" destinata alle tranquille con malattie fisiche e di una "sala di contumacia" per le malate contagiose; un'ulteriore zona viene riservata alle dozzinanti (pensionarie) con trattamento proporzionato alla somma versata (dozzina) e infine " [...] persuaso dell'efficacia della cura balnearia [...] fece costruire una gran sala terrena, con dodici vasche per bagnature di diversa specie, [...] queste sono calde, fredde, a doccia, a getto, a sorpresa, ad immersione, con acqua semplice, o commista a sostanze medicamentose".



ultimo aggiornamento
29 aprile 2013